Siamo lieti di ospitare nel nostro blog un testo veramente interessante, risultato finale di un percorso che ci ha coinvolti e che ci fa sentire – per una volta lo diciamo senza falsa modestia – piuttosto orgogliosi del nostro lavoro. Il testo in questione è stato scritto da Andrea Giorgi, che abbiamo ospitato per il tirocinio aziendale del Corso di Guida Ambientale Escursionistica organizzato dall’Associazione Praxis.
E’ la prima volta che pubblichiamo nel nostro blog il testo redatto da un tirocinante, lo facciamo con quello scritto da Andrea perché rispecchia in maniera calzante la nostra filosofia e perché dimostra che lavorare nel campo del turismo non significa banalmente “far viaggiare le persone” ma trovare un approccio con il territorio diverso dal solito. Riprendendo una citazione del testo “La natura non è un posto da visitare”. Buona lettura.
Andrea Giorgi
Corso per Guida Ambientale Escursionistica
VI edizione – Anno 2022
Relazione finale sul tirocinio aziendale “La natura non è un posto da visitare”
Educazione e cultura diffusa per una nuova e più profonda consapevolezza del rapporto tra l'uomo e la natura
1) CONSIDERAZIONI PRELIMINARI
1.1) Il distacco dell'uomo dalla natura nell'epoca moderna
Per un tempo lunghissimo – dall'ominazione preistorica fino a poco più di un secolo fa – le società umane sono vissute in una condizione di assoluta sottomissione rispetto alla natura: da essa dipendevano la vita e la morte degli individui, la gloria e la rovina dei popoli, le fortune e il fallimento dei commerci etc; in buona sostanza l'intera esistenza di ogni singolo essere umano, per migliaia di anni, è dipesa dagli eventi e dai processi naturali che si andavano svolgendo in un determinato luogo e tempo. Pensiamo anche alla sola possibilità di insediamento in una certa località ed alle variabili in gioco: la morfologia del territorio, la disponibilità d'acqua e di altri elementi indispensabili alla sopravvivenza, le dinamiche climatiche, le caratteristiche geologiche del terreno... tutte componenti che non si potevano in alcun modo governare e con le quali gli uomini dovevano per forza di cose scendere a patti; la coesistenza tra l'uomo e i sistemi naturali proseguì così, nel bene e nel male, fin quasi alle soglie del XX secolo, allorquando iniziarono a farsi strada le prime domande su due grandi questioni emergenti: la separazione fisica e morale tra la società e la natura e la sostenibilità delle pratiche umane rispetto alle possibilità intrinseche degli ecosistemi.
Nella seconda metà del 1800 – periodo che coincide con la cosiddetta seconda rivoluzione industriale – una sequela di innovazioni nelle tecnologie e nei processi di lavorazione diede il via ad un aumento vertiginoso nelle tipologie e nei volumi delle produzioni industriali, con pesanti effetti sulle condizioni dell'ambiente e delle persone: inquinamento dell'aria e delle acque, accumulo di rifiuti nelle città, distruzione di boschi ed aree agricole per fare spazio a fabbriche e case, diffusione di epidemie etc; emblematica a questo proposito è la descrizione della città immaginaria di Coketown, fatta da Charles Dickens nel suo libro Tempi difficili (1854):
“Coketown era una città di macchine e alte ciminiere dalle quali uscivano senza tregua interminabili serpenti di fumo... Aveva un canale nerissimo e un fiume che portava delle acque d'un color torbo, una tinta nauseante... Nel quartiere più laborioso di Coketown, dietro le fortificazioni più interne dell'odiosa cittadella dove la natura era stata inesorabilmente scacciata dai mattoni, che tenevano prigioniera un'atmosfera piena di miasmi e di gas... Coketown giaceva avvolta da un alone di nebbia che pareva impenetrabile ai raggi solari... Un vapore di fuliggine e di fumo che si muoveva confusamente, tanto in una direzione che in un'altra, sembrava volersi innalzare fino alla volta celeste oppure si trascinava tenebroso fino a terra... Laggiù, nel fiume nero e denso per le sostanze che lo coloravano, qualche ragazzo di Coketwon, in libertà, spettacolo raro in quei paraggi, vagava su una barca sconquassata, la scia spumosa ne seguiva la rotta faticosa, mentre ad ogni colpo di remo si sollevavano odori nauseanti.”
Pur essendo soltanto del 1854, la memorabile narrazione di Dickens – il quale trasse spunto dalle proprie osservazioni in loco dei primi agglomerati industriali inglesi – già riporta una serie di problematiche ambientali e sociali che, da lì in poi, non avrebbero fatto altro che ampliarsi ed aggravarsi, giungendo fino ai giorni nostri con tutto il loro strascico di effetti deleteri; la questione ambientale rappresenta per l'umanità attuale una delle più grandi sfide collettive, da affrontare con risolutezza e rapidità: se non lo faremo, per la prima volta nella storia naturale della Terra, una specie potrebbe decretare, causa sui, la propria estinzione! Ciò non significa indulgere a pensieri apocalittici ma soltanto prendere atto del reale stato delle cose: temporeggiare non è più possibile né tanto meno rimandare ad altri decisioni sostanziali, il rapporto tra uomo e natura va rifondato alla base, adottando comportamenti individuali e sociali che impattino il meno possibile sugli ecosistemi.
Un aspetto essenziale – che tuttavia spesso si tende a sottovalutare – è il concetto di distacco dell'uomo dalla natura: per la quasi totalità della sua storia, la civiltà umana è vissuta immersa nella natura, mentre da un certo punto in poi è prevalsa la convinzione di trovarsi al di sopra di questa, quasi fossimo in presenza di due mondi separati del tutto indipendenti. La conoscenza scientifica e le tecnologie sempre più avanzate – i cui benefici non vanno assolutamente sminuiti né demonizzati – ci hanno persuaso a credere di godere di una specie di invulnerabilità rispetto alle cose della natura; la qual cosa ovviamente è falsa, tuttavia ce ne rendiamo conto solo nei casi di grandi calamità naturali (terremoti, alluvioni, siccità), per poi dimenticarcene subito dopo. I versi immortali del Leopardi nella lirica La ginestra, o il fiore del deserto (1836), ispirati dalla potenza del Vesuvio e dalle gloriose e tetre rovine pompeiane, costituiscono un monito sempre attuale alla superbia umana:
“… fur liete ville e colti,/e biondeggiar di spiche, e risonaro/di muggito d'armenti;/
fur giardini e palagi,/agli ozi de' potenti/gradito ospizio; e fur città famose/
che coi torrenti suoi l'altero monte/dall'ignea bocca fulminando oppresse/
con gli abitanti insieme.../E la possanza/qui con giusta misura/
anco estimar potrà dell'uman seme,/cui la dura nutrice, ov'ei men teme,/
con lieve moto in un momento annulla/in parte, e può con moti/
poco men lievi ancor subitamente/annichilare in tutto...”
Noi non siamo affatto diversi dall'uomo dell'età del ferro, del Medioevo o del 1800, le nostre possibilità rispetto alle immani ed eterne forze della natura restano infinitesime e dobbiamo tornare ad esserne consapevoli; certo le nostre capacità di previsione e adattamento sono enormemente aumentate ma l'uomo resta comunque un animale tra gli animali, e le leggi del mondo in realtà non sono mai cambiate. La sfida per noi, mentale e materiale, è il riavvicinamento o meglio la re-immersione nella natura: un cambiamento di prospettiva, non più esterna ma interna, non più osservatori disinteressati ma protagonisti attivi; occorrerà lavorare molto per andare in questa direzione e non sarà per nulla facile cambiare un paradigma mentale vigente ormai da tanto tempo, tuttavia non possiamo esimerci dal farlo e le parole alla base di questo cambiamento dovranno essere educazione e cultura.
1.2) La natura non è un posto da visitare, è casa nostra
Le parole dell'antropologo, poeta ed ambientalista statunitense Gary Snyder, citate in apertura, sintetizzano una verità profonda ed essenziale e possono pertanto rappresentare una specie di stella polare verso un cambiamento radicale della nostra percezione della natura: noi ci troviamo dentro la natura. Molto spesso oggi, soprattutto nel caso delle generazioni più giovani, gli ambienti naturali sono concepiti alla stregua di semplici luoghi di svago nei quali passare una domenica di relax o qualche settimana di vacanza, o dove praticare un qualche genere di attività sportiva o ludica; ovviamente non c'è niente di male in tutto ciò, tuttavia questa resta una visione parziale ed utilitaristica della realtà, ove la natura viene vista come un'entità esterna a noi, cioè come un posto da visitare.
Il nostro dovere principale, come cittadini consapevoli e come future guide ambientali escursionistiche, a mio modesto parere è quello di portare in primo piano il concetto di natura come casa comune, sostituendo l'abituale approccio pratico-utilitaristico con un più equo e sostenibile modello ecologico integrale, sulla cui importanza e ineludibilità ha scritto un'autorità intellettuale e morale come Papa Francesco, nell'enciclica Laudato si' (2015):
“Quando parliamo di “ambiente” facciamo riferimento anche a una particolare relazione: quella tra la natura e la società che la abita. Questo ci impedisce di considerare la natura come qualcosa di separato da noi o come una mera cornice della nostra vita. Siamo inclusi in essa, siamo parte di essa e ne siamo compenetrati... È fondamentale cercare soluzioni integrali, che considerino le interazioni dei sistemi naturali tra loro e con i sistemi sociali. Non ci sono due crisi separate, una ambientale e un’altra sociale, bensì una sola e complessa crisi socio-ambientale. Le direttrici per la soluzione richiedono un approccio integrale per combattere la povertà, per restituire la dignità agli esclusi e nello stesso tempo per prendersi cura della natura...”
Quindi l'uomo visto come parte del mondo, protagonista della sua conservazione e gestione, a partire dal singolo individuo, tassello primitivo ma indispensabile nel grande puzzle della società attuale, verso il quale vanno rivolti i nostri sforzi per una effettiva formazione ecologica: con ciò s'intende un percorso continuo che parta dall'educazione scolastica – fondamentale per dare un giusto imprinting mentale ai futuri cittadini – proseguendo con attività di divulgazione culturale rivolte a tutte le fasce sociali, specialmente a quelle meno inclini a tale tipo di iniziative; il fine è proprio quello di ristabilire e rinsaldare la “relazione tra la natura e la società che la abita”, elemento fondante per lo sviluppo della civiltà umana fin dai tempi più primordiali, sia sotto l'aspetto materiale che culturale – basti pensare all'influsso che i fenomeni e gli elementi naturali hanno avuto nelle tradizioni mitologiche, letterarie, storiche e artistiche di tutti i popoli del mondo, in tutte le epoche.
Del resto la genetica e la storia umana ci rendono naturalmente “portati” per l'esistenza in natura (il filosofo latino Boezio diceva “homo est animal bipes rationale”, a evidenziare appunto la nostra inestirpabile animalità), è necessario però risvegliare la curiosità, la voglia di (ri)scoperta e soprattutto il senso di appartenenza a un mondo più vasto fatto di interconnessioni tra tutte le creature viventi e non viventi; come è necessario instillare un sentimento di rispetto per tutto quel che ci sta intorno, allontanando invece qualsiasi pretesa di superiorità e di imperio: soltanto in questo modo potremo tutelare la natura e noi stessi, traendone benefici materiali e spirituali altrimenti irraggiungibili.
2.) L'ESPERIENZA DI TIROCINIO IN PRATICA
2.1) L'azienda ospitante
Il tirocinio, svoltosi tra il 23 marzo ed il 19 giugno 2022, è stato possibile grazie alla collaborazione di Risorse Cooperativa Sociale ETS, cooperativa fondata nel 2012 che si occupa di progettazione e organizzazione di attività negli ambiti del turismo attivo e dell'educazione ambientale, rivolte sia al settore pubblico che privato. In particolare attraverso il proprio marchio aziendale Marche Active Tourism, propone costantemente una serie di attività escursionistiche (trekking giornalieri o di più giorni, cammini, itinerari ciclo-escursionistici, trekking urbani etc.) e culturali a tema ambientale, calibrate in base al tipo di clientela (escursionisti esperti, scolaresche, turisti occasionali); grande attenzione viene dedicata alle collaborazioni con le scuole, in particolare primarie, per la realizzazione di laboratori pratici sull'ecologia e lo sviluppo sostenibile, efficaci anche nel favorire la socializzazione tra bambini di culture e tradizioni diverse. La cooperativa gestisce anche il CEA Parco di Fontescodella di Macerata, struttura ospitata all'interno dell'omonimo parco urbano – importante sito naturalistico e ricreativo nelle immediate vicinanze della città – nei cui spazi vengono realizzate varie iniziative sui temi dell'educazione ambientale e del corretto rapporto con la natura; l'ampia superficie del parco e la varietà delle essenze vegetali presenti consente alle scolaresche di mettersi alla prova in attività formative e divertenti al tempo stesso, alle quali normalmente non si fa riferimento nella consueta vita scolastica (orienteering, riconoscimento botanico, osservazione di piccoli animali selvatici...).
Da circa un anno Risorse Cooperativa Sociale ETS gestisce anche una piccola struttura ricettiva a san Lorenzo di Treia, denominata OH! Outdoor Hostel: si tratta di un'ex-scuola rurale (utilizzata fino a circa metà anni '80, poi ristrutturata con fondi europei agli inizi degli anni 2000) che funge – oltre che da normale punto di sosta e di ristoro – anche da catalizzatore per diverse attività culturali ed escursionistiche (presentazione di libri, corsi, concerti, noleggio e ricarica di e-bike, trekking nelle campagne e nei monti circostanti etc.), importantissime per rivitalizzare luoghi dell'entroterra altrimenti poco frequentati.
Lo staff della cooperativa è composto da circa quindici membri, tra guide ambientali escursionistiche e altro personale amministrativo, e tutti coloro con i quali sono stato in contatto si sono dimostrati professionali, accoglienti ed amichevoli, pertanto ad ognuno va un sincero ringraziamento, specialmente al mio tutor personale Mauro Viale.
2.2) Spunti di riflessione: educazione e cultura
Pur non avendo prestabilito alcuna finalità specifica del tirocinio – oltre quella, chiaramente, di acquisire esperienza tecnica e umana dal tutor e dalle altre guide in merito alla gestione pratica delle escursioni e degli escursionisti – due importanti spunti di riflessione sono sorti in seguito allo svolgimento delle attività proposte, come si può intuire già del titolo di questa relazione: l'importanza dell'educazione e della cultura per la sensibilizzazione dei cittadini (di oggi e di domani) per la salvaguardia della natura e della società e per favorire un riavvicinamento sostanziale tra l'una e l'altra. Nel primo caso, in cui la parola chiave è educazione, avendo fatto numerose uscite con diverse classi delle scuole primarie, ho avuto modo di notare una certa condizione di estraneità dei bambini nei confronti dell'ambiente naturale: vivendo spesso in contesti troppo urbanizzati e poco socializzanti (i due anni di Covid-19 non hanno sicuramente aiutato...), i bambini hanno spesso qualche difficoltà ad assecondare il loro naturale istinto verso le esperienze “avventurose” e in autonomia, il che si ripercuote negativamente – fin dalla giovanissima età, che è quella più importante nella formazione della personalità – sulla percezione del rapporto fisiologico tra l'uomo e la natura; tuttavia una volta sollecitati in modo creativo e messi a loro agio, i bambini assecondano la naturale voglia di giocare e scoprire, rendendo così evidente l'importanza di investire in tutte quelle attività dedicate non solo all'educazione ambientale ma, in un senso più ampio, all'educazione alla natura.
Bambini della scuola primaria “Giacomo Leopardi” di Potenza Picena sul monte Verde, a san Lorenzo di Treia. 24/05/2022
La classe quarta della primaria “Pace” di Macerata presso l'antica “Fonte Maggiore” della città. 05/04/2022
In un altro senso la parola chiave è cultura, intesa in senso antropologico, cioè come un patrimonio di conoscenze, usi e tradizioni condivise dai membri di una comunità più o meno ampia; di questo patrimonio fanno parte la letteratura, la storia, l'arte, la lingua, i riti religiosi, il folklore locale, e molto altro ancora che viene tramandato di generazione in generazione; le relazioni che tutti questi elementi intrattengono con la natura di un certo luogo sono ataviche e molto più forti di quello che pensiamo, e questa forza va riscoperta. La partecipazione al ciclo di escursioni denominato Via col verso ha rappresentato una fantastica esperienza sia dal punto di vista naturalistico che letterario: in ognuna delle tre uscite è stato individuato un elemento naturale che costituisse l'ispirazione per una serie di poesie di autori moderni e contemporanei – magnificamente interpretate dalla poetessa maceratese Elisa des Dorides – da leggersi e sulle quali riflettere durante le pause del cammino.
La poetessa Elisa des Dorides legge alcune poesie sotto un albero monumentale presso le pendici del monte Igno. 08/05/2022
Il sottoscritto tra le brume del monte Igno. 08/05/2022 (Ph: Roberto Flamini)
I richiami sono stati l'acqua, la luce e il vento, rispettivamente per le escursioni nella Vallescurosa presso Sefro, a san Lorenzo di Treia e sul monte Igno, presso Montelago; ascoltare le parole profonde e rivelatrici di poeti più e meno noti, immersi nella natura incontaminata, è un'esperienza significativa che tutti dovrebbero provare, poiché in questo modo si rende ancor più esplicito il nostro legame viscerale con le forze della natura, che da tempo immemore plasmano il nostro spirito personale e il destino collettivo dell'umanità. Nell'età adulta purtroppo tendiamo spesso a reprimere il lato fantastico della nostra personalità – che pure è sempre presente – per dedicarci soltanto agli aspetti pragmatici e materialistici dell'esistenza; certo, lo stress lavorativo e i ritmi forsennati della società contemporanea condizionano in qualche misura la vita di tutti, tuttavia dovremmo sempre cercare un compromesso tra il benessere materiale e l'equilibrio psicofisico, altrettanto e forse più importante. D'altro canto anche un poeta e pioniere dell'ecologismo come Henry D. Thoreau nel lontano 1845 scriveva, nel libro-manifesto Walden, ovvero la vita nei boschi:
“Vorrei dire qualcosa sulle vostre condizioni, soprattutto su quelle sociali, in questo mondo, in questa città, quali esse siano, e se si renda proprio necessario che vadano tanto male (come vanno in effetti) o se invece possano venir migliorate...”
Ecco, anche noi dovremmo chiederci ogni tanto cosa fare per migliorare le condizioni generali della società: riconnetterci alla natura – sia nel senso fisico, esplorando con tutti e cinque i sensi gli ambienti naturali, sia nel senso mentale, ascoltando quanto la natura ha da dirci sulla nostra esistenza – è sicuramente una di questa cose da fare; non ritenere immutabile la realtà attuale ma impegnarci personalmente per rendere più equilibrate e sostenibili le nostre vite, cercando di coinvolgere in questo quante più persone possibile.
La luce si fa spazio tra gli alberi. Escursione nella Vallescurosa di Sefro. 03/04/2022
2.3) Abilità e conoscenze acquisite
Stare a contatto con professionisti che da tempo si occupano di escursionismo a più livelli, di educazione ambientale e più in generale di iniziative legate all'outdoor, mi ha permesso di constatare le modalità con le quali una guida interagisce con il cliente (qualunque esso sia), la varietà degli approcci utili per la buona riuscita delle iniziative – entrare in sintonia con uno scolaretto è ben più difficile che con un escursionista esperto! – e l'importanza di un'accurata pianificazione e pubblicizzazione delle varie attività proposte alla clientela; inoltre ho ottenuto alcune informazioni interessanti su aspetti burocratici e organizzativi della professione: ad esempio le modalità più abituali di prenotazione e di incasso delle quote-cliente, l'influenza delle condizioni meteorologiche e delle temperature sul numero di partecipanti alle escursioni, i possibili inconvenienti riscontrabili nelle uscite etc.
Da un punto di vista prettamente tecnico-gestionale, è stata molto interessante e formativa l'escursione del giorno 8 maggio, in occasione del terzo appuntamento del ciclo Via col Verso, tenutosi tra l'altopiano di Montelago e il soprastante monte Igno: partiti dal ristoro di Montelago con condizioni meteo discrete, queste andavano gradualmente peggiorando man mano che la quota aumentava, fino a diventare piuttosto complicate nei pressi della cima del monte Igno (1432 m); giunti sul versante orientale del rilievo, ci ha investiti uno scroscio di pioggia improvvisa, che insieme al vento da S-SE e alla nebbia fitta, non rendeva affatto semplici l'orientamento e la comunicazione. Pur non essendoci stato alcun momento di confusione o di panico tra i partecipanti, ho potuto personalmente appurare due fatti estremamente rilevanti: 1) le rapide alterazioni delle condizioni meteo possibili ad altitudini anche modeste e 2) l'importanza del ruolo della guida nel mantenere il gruppo compatto e nella gestione di una situazione potenzialmente pericolosa. Tutto ciò a dimostrazione di quanto sia fondamentale conoscere il territorio e la rete sentieristica esistente, non sottovalutare i potenziali pericoli degli ambienti naturali soprattutto in quota, e anche insistere con gli escursionisti-clienti sulla necessità di dotarsi di indumenti tecnici e di generi alimentari adeguati per immergersi nella natura in tranquillità e sicurezza.
Il monte Igno avvolto dalla nebbia, visto dal versante occidentale. 08/05/2022
3) CONCLUSIONI PERSONALI
Concludendo, ritengo che il periodo di tirocinio, seppur breve, sia stato significativo per aggiungere ulteriori conoscenze teoriche, tecniche ed organizzative, a quelle già acquisite durante l'iter del corso regionale di formazione per guida ambientale escursionistica, fermo restando che soltanto lo studio continuo e la pratica sul terreno consentiranno di approcciarsi alla professione in maniera sempre competente e produttiva.
Oltre l'aspetto naturalistico-paesaggistico, che ho indubbiamente apprezzato durante tutte le uscite (la natura non smetterà mai di stupirci!), le attività alle quali ho partecipato hanno sollecitato varie riflessioni che sono andate a confermare alcune conclusioni personali che già stavo elaborando da tempo e che hanno rappresentato uno stimolo ulteriore per intraprendere un percorso di formazione come quello ora intrapreso: la normale inclinazione umana verso la natura viene continuamente distratta da fattori esterni più o meno stringenti ma è possibile riportarla su un percorso di consapevolezza e responsabilità, che però necessita della figura di una guida che faccia riaprire gli occhi ed allargare l'orizzonte; la natura è per tutti, non è e non deve essere solo alta montagna, “avventure” domenicali da postare o performance sportive memorabili: noi siamo la natura ed essa è casa nostra.
Grazie alla collaborazione amichevole dell'azienda ospitante Risorse Cooperativa Sociale ETS, c'è stato inoltre modo di confrontarsi con una realtà già attiva ed affermata nel vasto ambito dell'escursionismo, entrando in contatto con guide escursionistiche esperte e competenti, che si sono dimostrate al tempo stesso persone cordiali e disponibili, e con le quali mi auguro di poter continuare a collaborare una volta diventato un loro collega.
A tutto il personale di Risorse Cooperativa Sociale ETS, in modo particolare al mio tutor Mauro Viale e al presidente Simone Vecchioni, rinnovo il mio apprezzamento per il lavoro svolto insieme e per la disponibilità sempre dimostratami.
Via col verso – Seconda parte: la luce. Escursione al tramonto a san Lorenzo di Treia. Foto di gruppo con i monti Sibillini sullo sfondo. 23/04/2022