Un anno fa di questi tempi le nostre montagne erano coperte da metri di neve, questo 2018 si è presentato con temperature ben al di sopra della media stagionale e con precipitazioni piuttosto scarse. Non è nostra intenzione, in questo articolo, affrontare il problema dei cambiamenti climatici (anche se non è una questione eludibile o di cui possiamo non tenere conto) ma piuttosto ragionare sul “se e come” è possibile vivere la montagna in inverno senza neve. Per decenni la montagna nei mesi invernali ha legato il suo sviluppo turistico ed il suo immaginario allo sci e alle sue recenti evoluzioni. Senza neve la montagna in inverno appariva come un campo da calcio in cui nessuno aveva portato un pallone. Dobbiamo arrenderci a questa visione monocolore? Proveremo a rispondere a partire dalla nostra esperienza e dal lavoro di queste settimane, che ci ha visto protagonisti sia con che senza neve.
Iniziamo dicendo che chiaramente noi per primi lavoriamo in ambiente innevato con sci di fondo e quant’altro e la mancanza di neve rappresenta un notevole problema, oltre che per noi, soprattutto per tutte quelle strutture che negli anni hanno basato il loro lavoro esclusivamente su questo campo. Inoltre, cosa non secondaria, lo sci è una disciplina sportiva meravigliosa e doverci rinunciare non è facile.
Detto questo proviamo a tornare alla domanda iniziale: è possibile fare del turismo in montagna senza neve in inverno? Portiamo dai nostri risultati, che sono sicuramente parziali ma che ci auguriamo possano fornire qualche stimolo. Non appena le piste sono state coperte da un sottile strato di neve sono arrivare le prime telefonate per il noleggio dell’attrezzatura e per i corsi di Sci di Fondo, ma quando il vento e le temperature in aumento hanno “cancellato” il manto nevoso non ci siamo fermati. Nella settimana tra Capodanno e l’Epifania abbiamo accompagnato circa 180 persone tra i Piani di Ragnolo, Valle Scappuccia, Cingoli, Montelago, ecc. con escursioni naturalistiche “classiche” senza presenza di neve. Questi turisti, provenienti principalmente dalle Marche ma anche da Roma, da Milano e dall’Umbria, hanno ammirato le nostre montagne, hanno imparato a conoscerle e (cosa non secondaria) hanno usufruito dei servizi delle strutture ricettive e ristorative dei vari territori.
Questi numeri, che restano naturalmente limitanti se confrontati con quelli di un comprensorio sciistico a pieno regime, ci dicono che l’interesse per la montagna non è calato (anzi) e che è possibile “godere” del nostro territorio anche in assenza di neve. Occorrono proposte turistiche di qualità, va “raccontata” la montagna e la sua bellezza che varia e muta a seconda delle condizioni del suolo e del meteo senza però perdere il suo fascino e la sua ricchezza. Va data una riconoscibilità al nostro territorio che nell’ultimo anno e mezzo, lo sappiamo bene, ne ha passate di tutti i colori. E’ possibile farlo se si adottano strategie comuni che partano innanzitutto dalla valorizzazione dell’esistente (in termini naturalistici, culturali, ecc.) e della sua conservazione, senza necessariamente implementare nuove infrastrutture ma lavorando sui nuovi servizi e su un turismo esperienziale autentico e non “farlocco”.
Potremmo dire senza esagerare troppo che la nostra infrastruttura più importante è l'ambiente, il nostro territorio ancora ci consente un approccio di questo tipo e, nel nostro piccolo, continueremo a lavorare in questa direzione. Nel corso del prossimo weekend sono previste attività sui Piani di Ragnolo e a Montefalcone e Smerillo, vi aspettiamo!