Camminare a 300 metri di altezza sopra al Pian Grande di Castellluccio di Norcia su una corda tesa larga 2 centimetri e lunga quasi 2 chilometri. Sembra una delle tante leggende che popolano i nostri amati Sibillini e invece è quanto è accaduto realmente qualche giorno fa con il progetto “2k su Castelluccio di Norcia”.
Il progetto - che è valso il record italiano di highline - è stato ideato dal giovane marchigiano Davide Spaccasassi che ha percorso insieme ai connazionali Carlo Cozzio e Giuseppe Di Bella, allo spagnolo Javier Carmona e all’argentino Julian Caleau questo itinerario sospeso tra le nuvole.
Davide è un amico e gli abbiamo chiesto di raccontarci questa esperienza. Un'attività in bilico su un territorio sempre in bilico.
Foto di Alessia Festi

L’highline è la variante verticale della slackline, una disciplina che consiste nell’equilibrarsi su una fettuccia, a corpo libero, senza l’ausilio di un bilanciere. Questa pratica è nata negli anni Ottanta e nel corso del tempo ha assunto diverse forme di espressione. Noi la pratichiamo a diversi metri da terra su una superficie larga circa 2 cm. Durante un viaggio di circa dieci anni fa, ho visto per la prima volta una persona cimentarsi in questa nuova forma di equilibrio, come si fa all’inizio, ossia tra due alberi e in buona compagnia. Da quel momento è stato amore a prima vista, un sentimento che ho saputo coltivare nel tempo fino a farlo diventare la mia passione.
L’idea di questo progetto è nata dal desiderio di portare la mia passione e quella di tanti amici che la condividono in uno dei luoghi a me più cari: i Monti Sibillini, le montagne di casa dove ho sviluppato il mio amore per l’altitudine. Negli anni ho avuto l’opportunità di praticare in molteplici località montane di straordinaria bellezza, ma Castelluccio di Norcia, come hanno ben constatato gli atleti provenienti da tutta Europa, è senza dubbio un luogo che non ha nulla da invidiare agli altri. La sua conformazione geografica consente l’installazione di una linea così lunga, grazie all’assenza di ostacoli nelle vicinanze. Inoltre, desideravo utilizzare la slackline per veicolare un messaggio che andasse oltre l’aspetto puramente atletico e sportivo, richiamando l’attenzione mediatica su questi luoghi ancora profondamente colpiti dal terremoto.
Quando ho parlato del progetto a Thomas Lattuada, slackliner, videomaker e fotografo outdoor, oltre che un mio caro amico, ha subito capito che c’era molto da raccontare e ha accettato con entusiasmo di partecipare all’intero progetto. Di solito, nella realizzazione di un documentario è presente un team; Thomas, invece, è stato un vero e proprio “one man band”, ricoprendo i ruoli di fonico, regista, operatore e così via. La sua presenza è stata discreta, poiché voleva catturare la spontaneità delle persone e la bellezza di questi luoghi. Le immagini, che saranno presentate nel 2026 nei festival dedicati all’outdoor e alla montagna, ripercorreranno la genesi e la realizzazione del progetto, intrecciando aspetti umani, tecnici e paesaggistici. Sono grato di aver avuto un professionista come lui al nostro fianco.
Dopo aver viaggiato in Europa e aver avuto la possibilità di praticare in molti luoghi dove la magia della slackline si intrecciava con il fascino delle culture locali, tra Spagna, Francia e Lituania, negli ultimi anni le Dolomiti mi hanno accolto per sfidare i miei limiti tra le imponenti vette rocciose del Brenta, permettendomi di godere di panorami unici e di sensazioni straordinarie che uniscono slackline e alpinismo. Negli ultimi anni sono riuscito a trasformare questa passione in un lavoro, esibendomi in diverse piazze italiane. Ogni volta che ho l’opportunità di tornare in borghi medievali marchigiani, come la Fortezza di Acquaviva Picena, Montalto delle Marche o il Castello della Rancia di Tolentino, è sempre un’emozione. I progetti in cantiere sono innumerevoli; una vita intera non basterebbe a realizzarli tutti. A fine ottobre partirò insieme a Giuseppe Di Bella, uno dei tre italiani che è riuscito a percorrere l’intera lunghezza di Castelluccio senza cadere, per un viaggio esplorativo. Installeremo le prime highline d’Egitto, in particolare nel deserto del Sinai, insieme alla comunità locale, condividendo con loro il savoir-faire di questa disciplina e gli scenari mozzafiato che ci circondano.
